Libri su Giovanni Papini

1968


Giuseppe Colli

50 scrittori ed una città

Capitolo:
Giovanni Papini Torino e i filosofi, p. 123




Quando sarà fatta la «geografia spirituale» della terra ci accorgeremo che Torino è la città più fatale ai filosofi.
Gian Giacomo Rousseau, com'egli stesso racconta nel terzo libro delle Confessioni, proprio a Torino (nel 1728 o 29) corse il pericolo d'essere accoppato da un uomo colla sciabola e da una frotta di donne inferocite (e con ragione: aveva dato saggio d'esibizionismo davanti a delle ragazzette). Pietro Giannone morì, prigioniero nella cittadella di Torino il 7 marzo 1749. Giuseppe De Maistre spirò a Torino il 26 febbraio 1821. Il 31 maggio 1833 fu arrestato, nei giardini pubblici di Torino l'abate Vincenzo Gioberti che, dopo alcuni mesi di carcere, fu esiliato. Il 13 ottobre un vecchio signore straniero stava per salire, alla stazione di Torino, sul treno per Pisa: a un tratto fu visto impallidire e venir meno. Ricondotto all'albergo morì lo stesso giorno. Era il famoso autore dell'Essai sur l'inégalité des races humaines: Arturo Gobineau. A Torino, in via Carlo Alberto, 6, in una camera al terzo piano, Federico Nietzsche fu vinto, ai primi di gennaio del 1889, dalla pazzia che non lo lasciò più fino alla morte.
Sarebbe facile, credo, trovare altri esempi ma difficilissimo scoprire la ragione di questo maligno influsso dell'aria di Torino sui pensatori. Città attiva e positiva vuol forse manifestare la sua avversione per gli agrimensori della caligine?


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